Todt: "Finché ci sarò io Ferrari senza Alonso"
Il responsabile della gestione sportiva di Maranello fa il punto sulla scuderia, confessa manie e indica gli scenari futuri di una monoposto alla ricerca di stabilità dopo l'addio di Schumacher. Al quale dà un consiglio: "Goditi il tempo libero"
INDIANAPOLIS (Stati Uniti), 16 giugno 2007 - È una strana Ferrari. Ha vinto la metà dei gran premi disputati, ha ottenuto 4 pole position in 6 gare, eppure non convince. C'è Raikkonen, presunto erede di Schumacher, che sembra un pugile suonato: dopo un terzo di campionato non ha ancora capito la F2007. E c'è Massa che ha dato più di quanto ci si aspettasse: ma quando si parlava di maturità raggiunta, esce dai box di Montreal col semaforo rosso e impiega qualche giorno per capire che ha commesso un errore insostenibile per chi ha ambizioni iridate. Era scontato che il dopo-Schumi non sarebbe stato facile. Quindi Jean Todt, responsabile della Gestione Sportiva, ha qualche pensiero di troppo da affrontare proprio quando meditava di allontanarsi in modo dolce dalle corse. E anche dalla Ferrari, perché dopo 14 anni in cui ha visto solo piloti, piste e macchine, ha scoperto l'amore per Michelle Yeoh, la fidanzata attrice che lui, al telefono, chiama "my love".
Personaggio difficile, in lotta col mondo e anche con se stesso, Todt ha accettato di fare il punto sulla Ferrari, sulle sue manie, sugli scenari futuri.
Signor Todt, si aspettava da Raikkonen un periodo di adattamento tanto lungo?
"Prima gara: pole e vittoria. Dopo 3 GP era a pari punti in testa al campionato, al quarto si sarebbe piazzato 2°-3°, ma si è fermato per colpa nostra. A Montecarlo, senza l'errore, avrebbe fatto una buona gara. Poi Montreal, una lotteria".
Però non si è mai visto il vero Raikkonen.
"Le nuove regole per le gomme e la relativa conoscenza possono essere un motivo. Per giudicarlo preferirei aspettare la fine della stagione".
La Ferrari ha un pilota che passa col rosso e un altro avvolto nelle nebbie: con Schumacher dove sarebbe stata oggi la squadra?
"Non lo so, ma Michael avrebbe corso da protagonista, come ha fatto sino all'ultima gara. Però abbiamo due piloti molto bravi. Schumi ha scelto di chiudere e l'abbiamo rispettato. Avesse voluto continuare per altri 3 anni, li avrebbe fatti. Ha deciso di dire basta al Nürburgring (maggio 2006, n.d.r.), ma l'abbiamo annunciato a Monza".
A Montecarlo lei ha detto di considerare Schumacher il suo ideale successore alla Gestione Sportiva: in base a cosa?
"Ho aggiunto che il problema non si pone, perché non si farà mai, anche se nella vita tutto può cambiare. Le qualità di Michael? Sa ascoltare, conosce le persone, sa metterle insieme, ha una grande sensibilità umana, ha personalità. È un leader".
Sino a quando lei resterà a capo della Ferrari corse?
"Non sono uno che fa proclami. Sarà una cosa che condividerò con Montezemolo e gli azionisti. Oggi sono amministratore delegato della Ferrari e, a interim, della F.1, di cui mi occupo per la maggior parte perché viviamo una evoluzione importante, con certi personaggi che non ci sono più e altri che hanno nuove responsabilità. Devo assicurare il passaggio e questo mi prende molto tempo. Nei prossimi mesi dovremo pensare a una gestione sportiva con un capo che non sarà più a interim".
Qual è, oggi, il suo ruolo nelle strategie di gara?
"M'informo, se non condivido lo dico, ma di solito decidono persone capaci sulla base di tanti elementi. Non sbagliano mai".
E il suo coinvolgimento nella gestione industriale?
"Partecipo alla vita quotidiana dell'azienda. C'è una persona di grande professionalità, Amedeo Felisa, che dirige in prima persona la parte industriale, poi c'è il global brand, con un neo assunto che si chiama Dany Bahar. Io coordino l'orchestra".
Montezemolo parlava bene di Hamilton in tempi non sospetti: mai pensato di bloccarlo?
"Conoscevo bene la situazione di Hamilton perché in GP2 correva con una squadra con cui ho certi contatti (la Art di suo figlio Nicolas, n.d.r.). Ed era già pagato dalla McLaren...".
È vero che la Ferrari ha messo gli occhi su un pilota di 18 anni?
"E' la prima volta che lo sento".
Come vedrebbe l'acquisto della Toro Rosso da parte di suo figlio Nicolas?
"È come se le chiedessi come sta programmando il suo viaggio sulla luna tra un mese. Una invenzione. Sono andato a Montreal con Berger, abbiamo scherzato su queste speculazioni senza fondo di verità. Ma se mi chiede se a mio figlio piacerebbe essere coinvolto in un team di F.1 le rispondo che penso di sì".
Qualcuno ha chiesto di comprare i telai Ferrari del 2007 per utilizzarli l’anno prossimo?
"Se ce lo chiederanno valuteremo. Non è una priorità".
Le piacerebbe un giorno ingaggiare Alonso?
"Per me è un gran pilota. Ci sono stati contatti ma non andarono in porto. Oggi abbiamo due piloti di 26 e 27 anni, a me non va di cambiare. Detto questo, la Ferrari non è mia. Un giorno, non so quando, il capitolo Todt si chiuderà e saranno altri a prendere le decisioni. Ma nel capitolo Todt non ci sarà Alonso".
Che consiglio darebbe allo sperduto Schumacher, per la vita?
"Godersela. E' contento di avere più tempo per la famiglia e per sè. È fantastico a 38 anni poter scegliere. Un team? Non lo vuole, non gli piace. Magari fra 3 anni non sarà più così".